“Nonostante l’apparente contraddizione con l’età anagrafica del premiato questo riconoscimento a Fabrizio Gifuni è da intendersi a tutti gli effetti come un vero e proprio premio alla carriera non soltanto dunque un premio alla sua oggettiva e non comune statura di interprete ma anche e soprattutto all’importanza delle sue scelte artistiche, alla coerenza del percorso, alla lucida capacità di preservare il proprio valore al riparo da facili scorciatoie e spicciole tentazioni di show business.
Fabrizio Gifuni meritoriamente persegue da anni un itinerario di singole tappe in continuo crescendo inanellando una dopo l’altra, e con fatica, una sorprendente rassegna di sfide vinte sia che si tratti di spettacoli teatrali sia che si avventuri negli insidiosi mari aperti del cinema e della televisione. E se è vero che la sua grande, attuale popolarità nasce in primo luogo da quell’affresco capolavoro de La meglio gioventù con cui il nostro cinema trionfò a Cannes, ciò che più sorprende nella vita artistica di Gifuni è proprio la costanza con cui ben prima di quel ruolo, anno dopo anno, egli si avvicinava con passo sicuro ad majora. Eccola allora 17 anni fa già spiccare in scena nell’Elettra di un Massimo Castri o nelle sue memorabili villeggiature goldoniane, eccolo ancora consolidarsi sotto la guida di maestri come Terzopolous e Giancarlo Sepe, eccolo in fine giungere anche con Giuseppe Bertolucci al punto fermo di vibranti monografie teatrali su Pasolini, Pavese, Gadda e perfino Mozart. Tutti spettacoli, quest’ultimi, unanimemente acclamati, premiati, celebrati; nel frattempo questa giovane promessa mantenuta del teatro italiano si rivelava anche sul grande schermo. Passo dopo passo da Così ridevano di Gianni Amelio che ebbe il Leone d’oro alla mostra di Venezia nel 1998 a ruoli sempre più inattesi con registi come Magni, Chiesa, Bertolucci, Molaioli, nientemeno Ridley Scott. In pochissimi anni Gifuni è rivelazione europea al Festival di Berlino, Globo d’oro della stampa estera e Premio de Sica nel 2002, Nastro d’Argento nel 2004, Premio Flaiano, Premio Ischia e Premio Rodolfo Valentino nel 2005.
Qui, oggi, viene premiato quindi come attore completo che con ciascuno dei suoi tanti ruoli ha sempre mostrato una nitida e appassionata sensibilità d’interprete, quella stessa che gli ha fatto assolvere con raro tatto il compito di entrare nelle case di milioni di italiani vestendo ora i panni di un De Gasperi, ora di un Paolo VI, se non più di recente e con clamorosi esiti dell’inquieto psichiatra Basaglia.”