[…] Aldo Moro interpretato con inquietante perfezione da Fabrizio Gifuni […]
Jay Weissberg, Variety – 30 marzo 2012
“I giovani andranno?”
[…] Su tutti giganteggia l’Aldo Moro interpretato da Fabrizio Gifuni: mesto, saggio, tormentato, consapevole che una parte dello Stato ha cospirato, sicuro che «copriremo tutto, come i gatti con gli escrementi». […]
Michele Anselmi, Il Riformista – 27 marzo 2012
“Un film fatto per la meglio Italia”
[…] Esistono film la cui necessità si nasconde nelle pieghe della storia, nella coincidenza con un comune sentire, nella necessità di ricordare. L’Italia è un Paese che elabora con difficoltà il proprio passato. Le classi dirigenti non l’aiutano, spesso tramano per tenerla nell’ignoranza. I film, a volte, combattono questo oscurantismo. Romanzo di una strage rientra in questa categoria. Esistono film che, alla necessità storica, accoppiano la sapienza del racconto, la perfezione dello stile, l’eccellenza di una scuola di recitazione. Una volta li giravano Rosi, Petri, Montaldo, Damiani; li interpretava, molto spesso, Gian Maria Volontè. Sul set di Romanzo di una strage gli spiriti-guida di questi grandi – alcuni, per fortuna, vivissimi – devono essersi aggirati con intenti positivi. È emozionante, ad esempio, vedere Fabrizio Gifuni «ricreare» Aldo Moro con gli indugi, i gesti, l’eloquio alto di quel grande statista; e ripensare a come l’hanno fatto Volontè, in due occasioni (Todo Modo, Il caso Moro), e Roberto Herlitzka in Buongiorno notte di Bellocchio. Ecco, Romanzo di una strage appartiene anche a questa seconda categoria, più ristretta della prima: i film importanti e belli, che Marco Tullio Giordana ha ripetutamente dimostrato di saper fare, pensate a I cento passi e a La meglio gioventù. […]
Alberto Crespi, L’Unità – 27 marzo 2012
“Rivivono i fantasmi di un Paese che non ha memoria”
[…] Fantasmi. Fantasmi nell’oblio di un’Italia che oggi in gran parte ignora, anche perché a ciascun giorno basta la sua pena. Il bel film di Giordana – il primo mai realizzato sulla strage – ha il merito di averli fatti rivivere per farci ricordare. L’Italia del 1969 era un Paese diviso in un mondo diviso. Grossolanamente potremmo descriverla così: metà degli italiani votava Dc per restare nel blocco occidentale filo americano; metà o quasi votava Pci per cambiare. Lo scontro era durissimo. Manifestazioni, scioperi, proteste di piazza non sempre pacifiche. Una parte della classe dirigente del Paese – nel film incarnata da Aldo Moro, forse il personaggio più commovente – pensava che di tante proteste bisognasse capire le ragioni, e che con chi protestava bisognasse dialogare. Un’altra parte pensava invece che occorresse reagire: era l’Italia legata, anche per generazione, alla memoria e al rimpianto del fascismo; un’Italia minoritaria alle urne, ma ancora presente in tanti posti chiave: nell’esercito, nella polizia e nei carabinieri, nei servizi segreti, in parti della borghesia. […]
Michele Brambilla, La Stampa – 27 marzo 2012
“Dalle due bombe a Lotta Continua Su Piazza Fontana buchi e forzature”
[…] Moro, il ministro degli Esteri di allora è impeccabilmente interpretato da Fabrizio Gifuni […]
Corrado Stajano, Corriere della Sera, 28 marzo 2012