Giovani senza scampo
Fabrizio Gifuni porta a teatro un estratto di Ragazzi di Vita, il primo romanzo di Pasolini. Nel contesto disagiato delle periferie romane, per i cinque protagonisti la vita sembra non lasciare scampo.
Un capolavoro. Non può essere definita altrimenti la lettura teatrale di Ragazzi di vita ("Hustlers"), il primo romanzo di Pier Paolo Pasolini (di cui quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario del decesso), realizzata da Fabrizio Gifuni e portata in scena al teatro Franco Parenti di Milano. Come già fatto in maniera altrettanto eccellente con Lo Straniero di Camus e Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda, l’attore romano è riuscito nell’intento di trasferire in un monologo sul palco (75’) uno dei romanzi più apprezzati del Novecento. La resa è stata superba. Con una spiccata capacità descrittiva e una costante esaltazione del romanesco, l’attore è riuscito di fatto a ricostruire la scena di fronte agli occhi degli spettatori. Difficile perdere il filo, nonostante il monologo.
Il filo conduttore è la condizione dei ragazzi che vivono nei sobborghi della Capitale nel secondo dopoguerra. Fiaccati da anni difficili e speranzosi di poter ottenere un futuro diverso, i giovani risultano in realtà inchiodati alla loro povertà – culturale, innanzitutto – dal gergo con cui Pasolini li fa dialogare. Una scelta che, riportata in un teatro, rende ancora di più l’idea della crisi di identità vissuta in quegli anni, a cavallo tra le scorie del ventennio e l’auspicio di un futuro più radioso. Non c’è futuro, per questi uomini, che non sia legato alla marginalità sociale. Di fatto, secondo l’autore friulano, quei ragazzi non hanno scampo. Il quadro emerge in tutta la sua durezza anche nel reading di Gifuni, che ha scelto cinque racconti del romanzo per descrivere sessant’anni più tardi una desolazione urbana che appartiene anche alle odierne periferie delle grandi città.
Fabio Di Todaro – teatro.persinsala.it, 11 giugno 2015