Gifuni strepitoso con l’ingegner Gadda
Scriveva Carlo Emilio Gadda che l’autore deve avere lo spietato coraggio “di annusare la propria personalità storico-teoretica e di non sostituirvi delle falsità: quello che vorremmo che fosse, ma non è”. E nell’intenso, folgorante L’ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro) da un’idea di Fabrizio Gifuni, anche magnifico interprete con la regia intelligente di Giuseppe Bertolucci – nella prima parte, quella che restituisce i “Diari di guerra e di prigionia” – si assiste a una straordinaria introspezione di Gadda soldato, a un ritratto che mette a nudo il suo sentire, il suo essere nella guerra.
Un’analisi resttituita in magnifica prosa con una misteriosa naturalezza orale che sgomenta per profondità, che accende immaginazione e ragione. Amleto si fonde con Pirobutirro, protagonista della “Cognizione del dolore“, tragedia dell’assoluto diventa specchio della necessità morale “dell’azione, che sola può riscattare il nostro destino e motivarlo di fronte alla vergogna e alla colpa”. Uno sguardo che rimane lucido e che si scaglia contro il potere che specula e si arricchisce sui morti mandati al macello. E si completa nella seconda parte, tratta da Eros and Priapus, analisi irresistibile sulla psicopatologia erotica del dittatore Mussolini e di ogni dittatore.
Solo in scena con una sedia e un gessetto a tracciare un immaginifico percorso, Fabrizio Gifuni è strepitoso, restituisce appieno lo spessore, il tormento, il “corpo” della scrittura gaddiana, rendendola più immediatamente vicina, non c’è frase in cui il “proprio” dell’espressività di Gadda, quell’incessante, irresistibile guizzare della sintassi e del lessico verso il basso o verso l’alto alla ricerca di un “di più” di forma e di senso, non sia valorizzato da Gifuni in una bella e coinvolgente prova d’attore.
Magda Poli – Il Corriere della Sera, 17 gennaio 2010