È naturalmente un’ottima notizia quella che registra la sempre più impetuosa affermazione dei documentari non più parenti poveri, bensì declinazione linguistica preziosa del cinema di finzione. E se il rischio è che si faccia una certa confusione tra le ormai copiose offerte (che non è detto siano tutte allettanti e necessarie), l’interesse del pubblico è destinato a rafforzarsi enormemente quando viene sollecitato da titoli del livello di Rubando bellezza diretto e prodotto da Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli e Danny Biancardi che – presentato con grande successo lo scorso luglio a Trieste e pronto a iniziare un lungo percorso nelle sale selezionate di tutt’Italia – offre l’eccezionale possibilità d’abbandonarsi all’analisi dettagliata, eppure in un certo senso romanzesca di una famiglia straordinaria come quella dei Bertolucci. In effetti nelle immagini sapientemente montate (materiale di repertorio, filmini familiari, spezzoni d’interviste e programmi tv) la storia psicanalitica del ramo maschile dei Bertolucci finisce con l’assomigliare all’esplorazione di un territorio eccelso, vivido, terso della creatività italiana: concentrata nei luoghi d’elezione e poi via via diramata nella straordinaria vastità di stimoli che hanno caratterizzato la storia dei tre artisti e dei congiunti più intimi.
Valerio Caprara – Il Mattino
È il ‘romanzo di famiglia’ il modello narrativo e metrico che Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli e Danny Biancardi assumono per raccontare la costruzione dell’identità familiare dei Bertolucci. Le loro divagazioni sapienti, le loro forme diramate e ampie, le loro autobiografie romanzesche, dichiarate in un titolo domestico (“La camera da letto”), dissimulate dietro la luna o accordate col dolce rumore della vita. Avviato dal poema e dall’intima stanza di Attilio Bertolucci, appassionato lettore della Recherche, Rubando bellezza restituisce allo spettatore il calore della vita che percorre e investe l’attività artistica della famiglia Bertolucci, tagliando la prosa e scolpendola ritmicamente fino a creare una zona franca al confine tra biografia, racconto, riflessione, testimonianza, recitazione, omaggio.
Tre sguardi e tre videocamere per rubare la bellezza e non perderne nemmeno un frammento, per trattenere quello che per sua natura non si lascia afferrare. Interviste, letture, materiali d’archivio, sequenze, lampi drammaturgici, tessono i tempi e gli spazi dei Bertolucci, alternando la poesia alla prosa, le impennate liriche ai respiri elegiaci, la geometria alla geografia.
Marzia Gandolfi – mymovies.it