Londra, Italian Theatre Festival, Coronet Theatre – Notting Hill – 7 giugno 2019
Torino, 29° Salone Internazionale del Libro di Torino, Lingotto Auditorium Giovanni Agnelli – 14 maggio 2016 (primo studio)
“Il Tempo è un bambino che gioca, spostando i pezzi su una scacchiera: il regno di un fanciullo”, dice Eraclito.
Fabrizio Gifuni rende un suo personale omaggio al Principe di Danimarca: spettri, nevrosi e melanconie si combattono col gioco.
La tragedia rivive nella mente di Amleto.
Come in nessun’ altra delle sue opere, Shakespeare è pronto a dichiarare, con Amleto, tutto il suo amore per un’idea di teatro.
“The play is the thing/ wherein I’ll catch the conscience of the king”.
“Il Gioco è la cosa/ con cui prenderò la coscienza del Re”, dice il Principe.
Anche il Potere si smaschera giocando.
L’Amleto di Shakespeare rappresenta per Fabrizio Gifuni un’officina di lavoro sempre aperta: a partire dal laboratorio triennale tenuto all’inizio degli anni ’90 da Orazio Costa, grande maestro del teatro italiano («Costa ci diceva: ognuno di voi si porterà per tutta la vita un ‘fondo di Amleto’ e si imbatterà di continuo in personaggi attraversati da questa corrente»), passando per il suo debutto teatrale nell’Elettra di Euripide con la regia di Massimo Castri nel ruolo di Oreste – uno dei paradigmi del principe danese – fino alle personali interpolazioni shakespeariane nel pluripremiato spettacolo L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro e al Concerto per Amleto, con orchestra sinfonica e musiche di Shostakovich, in scena negli ultimi anni al Piccolo di Milano e al Teatro San Carlo di Napoli.