Sole negli occhi

Empty Eyes - 2000

Press

Delitto e castigo all’italiana

L’esordio di Porporati, scrittore e sceneggiatore formatosi con Gianni Amelio, è un film insolito. In Sole negli occhi la banalità dell’ambientazione, una riviera romagnola di fine o inizio stagione, fa da sfondo a un dramma che lascia volentieri il terreno della cronaca per quello della psicologia e della morale. Il modello evidente è Delitto e castigo ma stavolta Marco-Raskolnikov (Fabrizio Gifuni nella sua migliore interpretazione infine alle prese con un personaggio pieno e non facilmente caratterizzabile, che egli fa ostico e delicato, intenso e segreto) non uccide una vecchia usuraia bensì il padre. Questi è colpevole ai suoi occhi di chissà quali colpe nei suoi confronti, ma è poi semplicemente un padre che ha disatteso il suo compito e per questo ha procurato al figlio le sue immedicabili ferite. Viviamo in un mondo di padri che non sanno più essere padri, di adulti da commedia o da farsa, ignavi o ignobili, un mondo senza adulta responsabilità, e di giovani che nel loro bisogno di modelli plausibili e saldi annaspano e soffrono, s’intorbidano e si sbandano.
Marco uccide il padre e un giovane poliziotto (l’ottimo Mastandrea) saprà come portarlo dolcemente e lentamente alla confessione e dunque all’uscita dall’abulia morale verso un possibile riscatto. Bravo come sceneggiatore e direttore di attori, Porporati finisce per concedere un po’ troppo alla narrazione di tradizione, non raggiunge una dimensione di rigore all’altezza delle giuste ambizioni del suo film e la sua preoccupazione di un’ambientazione plausibile e di una scorrevolezza dell’azione lo devia alquanto dalla ricerca di un linguaggio proprio e forte, diverso e unico. Una scelta gli si imporrà: o più stile o più racconto (e con il racconto l’adeguamento, il successo?). Si vedrà. Per intanto salutiamo la speranza di un bravo autore e la certezza di un ottimo attore.

Goffredo Fofi, Panorama – 6 dicembre 2001