Un amore - 1998

"Hamlet Concert", for symphony orchestra - 2016

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Un amore

Dodici frammenti di un discorso amoroso lungo diciott’anni, Istantanee in movimento, introdotte da flussi di colore dei bellissimi quadri animati di Laura Federici, colgono, quasi sempre nel respiro di un singolo piano sequenza, i momenti più o meno decisivi di un amore, al tempo indeterminato e singolare, unico e a tratti esemplare. Come ricordi vivi, attimi dilatati, gli episodi che compongono il secondo lungometraggio di Gianluca Maria Tavarelli (dopo l’esordio del 1994 con Portami via) descrivono una conversazione d’amore fra un uomo e una donna, fatta d’illuminazioni e abissi, fughe e ritorni, illusione e dolore, mentre gli anni passano segnando il volto e l’anima.
Una storia solo in apparenza semplice, minata com’è dal rischio di sconfinare nella banalità del già visto e nell’enfasi retorica, di operare semplificazioni didascaliche o di risolversi in un minimalismo di maniera. Uno dei pregi maggiori di Tavarelli è proprio quello di accettare la sfida di petto, riuscendo con coraggio e sensibilità ad attraversare “luoghi” che pensavamo di conoscere a menadito con uno sguardo sinceramente nuovo, tuttavia mai ansioso di dimostrare la propria originalità. L’utilizzo stesso del piano sequenza, che sulla carta poteva apparire una scelta un po’ troppo programmatica, una sorta di partito preso stilistico o di esibizione virtuosistica, risulta un principio di stile personale tutt’altro che gratuito: la mdp segue con partecipazione attenta i personaggi che, grazie all’interpretazione eccezionale di Ludovica Indovina e Fabrizio Gifuni, riescono in pochi gesti a suggerire il segreto del tempo, a evocare la complessità di mondi nascosti e moti interiori. Tavarelli fotografa le ombre e le luci di un rapporto senza paura di “perdere” i corpi dei suoi personaggi in zone d’oscurità o d’illuminarne la loro banalità quotidiana con una fredda luce artificiale. E se a momenti alcune battute o certi ambienti sembrano “dire” un po’ troppo, questo film possiede ugualmente una luce rara (una fiaccola, un sole, un fuoco d’artificio: tutte scintille che illuminano Un amore) in grado di accendere un’emozione molto vicina alla poesia.

Matteo Columbo, Duel – ottobre 1999