Film Festival di Torino
Fa discutere un parricidio
Dopo l’avvio con l’America controcorrente di Dennis Hopper e Abel Ferrara, il Festival ha sposato la causa italiana. Accanto all’”Amore estremo”di Rocco Siffredi, ecco l’odio estremo di “Sole negli occhi”, il bel film di Andrea Porporati che racconta con suspence interiore un caso di parricidio che sembra ispirato alla cronaca nera del caso Maso o di Novi Ligure.
Un omicidio efferato e senza causa, ma l’ultima battuta ripete: ”Una ragione ci deve pur essere”. È ufficialmente un giallo psicologico, anzi patologico, con in primo piano il disagio giovanile e la difficoltà dei rapporti: ma attraverso la buona sceneggiatura, la gradazione degli effetti e un interessante contrasto fra due coetanei speculari (l’assassino e il poliziotto), la storia diventa un caso emblematico in cui delitto e castigo si rimbalzano le responsabilità. Racconto non banale, che si richiama alla cronaca ma riesce ad andare oltre, perché aizza l’immaginazione, evita moralismi; e sono magistrali le prove dei due giovani, Fabrizio Gifuni e Valerio Mastandrea.
Una ragazza sperduta, con un difficile rapporto pseudo paterno, è al centro di un altro buon film sul disagio generazionale, “Biuti quin Olivia” di Federica Martino, in cui il neorealismo dell’Italia ai margini del benessere è la chiave per introdursi nella psicologia di una ragazza-bambina.
Maurizio Porro, Corriere della Sera – 20 novembre 2001