“Non fate troppi pettegolezzi”. Omaggio a Cesare Pavese, Fabrizio Gifuni e Cesare Picco - Foto di Momy Manetti

“Non fate troppi pettegolezzi”. Omaggio a Cesare Pavese - 2008

Un’idea di Fabrizio Gifuni

Voce: Fabrizio Gifuni

Pianoforte: Cesare Picco

Drammaturgia originale di Fabrizio Gifuni

Musiche originali di Cesare Picco

Produzione PARMACONCERTI

Come per gli spettacoli su Gadda e Pasolini, un testo originale nato da un personale lavoro di drammaturgia su materiali pensati dal poeta come parola scritta non destinata alla scena. La spina dorsale di questo corpo di scrittura è costituita da un esilarante e malinconico racconto giovanile (“Il blues delle cicche”), agito in prima persona da Masino, giornalista e chansonnier, sfuggente alter ego dello stesso Pavese; arti vitali di questo nuovo corpo poetico, alcune fra le sue liriche più intense, oltre a diversi brani dei suoi diari privati. Il viaggio ci conduce – attraverso il suono della musica e delle parole – fino al termine prematuro della sua vita. Il titolo dello spettacolo -“Non fate troppi pettegolezzi” – fa riferimento alle ultime parole annotate dal poeta su una pagina bianca di un suo libro (“Dialoghi con Leucò”), prima di togliersi la vita a Torino, in una calda notte dell’agosto 1950. Lo spettacolo – in forma di concerto – si avvale della preziosa collaborazione di uno dei più bravi ed affermati pianisti delle ultime generazioni: Cesare Picco. Pensando al ‘non rapporto’ di Pavese con la musica colta e alla sua passione per la ‘canzonetta’ popolare, Picco intreccia il suo originale ordito musicale alle parole del poeta.
Fabrizio Gifuni

Testi di Cesare Pavese:

Il blues delle cicche (da “Ciao Masino”)
Alle finestre di un 4 piano (da “Poesie Giovanili”)
Sono andato una sera di dicembre (da “Rinascita”)
I due corpi si scuotono avvinghiati (da “Poesie Giovanili”)
Oh ballerine dalle coscie nude (da “Rinascita”)
Disciplina antica (da “Lavorare Stanca”)
Tutta la perfezione (da “Le febbri di decadenza”)
A sol, di saxofono (da “Blues della grande città”)
No, io son nato per l’inverno (da “Estravaganti scelte”)
Questa città mi ha vinto come un mare (da “Blues della grande città”)