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Ingegner Gadda va alla guerra-Ravera

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - 2010

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La rabbia e l’arte

Al teatro Valle, a Roma, ieri sera, ho provato un momento di autentica gioia: uno stralunato, ribaldo, mellifluo, sublime e atroce e commovente e travolgente, Fabrizio Gifuni, ha dato voce e corpo, per la regia di Giuseppe Bertolucci, alla rabbiosa eleganza con cui Carlo Emilio Gadda, racconta come e qualmente “il Bombetta andò al potere e vi si mantenne, lasciando che il paese andasse in completa rovina”. Il copione è tratto, oltre che dai diari di guerra, dalle pagine di “Eros e Priapo”(scritto nel 1945, pubblicato nel 1967), romanzo/referto che, utilizzando una lingua forbita fino allo spasimo, ritmata e contrastata da inserti vernacolari e duecenteschi e invenzioni beffarde, analizza la psicologia profonda del Duce, le sue tecniche di seduzione populista, la sua voracità, il suo narcisismo, la sua sfrenata libidine, per il potere, per le donne. E infine la sua intima, drammatica, mediocrità. E’ l’eros che degenera in Priapo, in smaccata esibizione di sé, quello che anima le gesta del “mascellone”. E gli italiani, carne da guerra, mal calzati e pigri e pasticcioni ma disponibili e perfino coraggiosi nel farsi ammazzare per nessuna idea, ricevono la loro dose di pietà. Ce n’è per tutti, di pietà, nell’empatico mondo della letteratura. Vinti e vincitori, vittime e assassini, servi e oppositori. E perfino per Lui, “il folle narcissico”, incapace di conoscere gli altri, né i suoi, né i nemici, “perché la pietra del paragone critico, in lui, è una smodata autolubido”.
Rideva, la platea, riconoscendo la nostra seconda dittatura, quest’altro ventennio, merdosetto e apparentemente figlio(degenere) della democrazia che i padri costituenti ci hanno conquistato e organizzato. Tutto il teatro, ultima ecclesia rimasta, a celebrare il dolore e il desiderio di riscatto dei laici, vibrava insieme all’attore/autore Gifuni, solo sul palcoscenico, come l’officiante di una cerimonia edificante.
Ho pensato: è bello amare i libri. Conoscerli. Saperli leggere. Saperli usare. E’ con la cultura che si resiste all’abominio di questo Paese degradato e incanaglito. Con la letteratura, il teatro, il cinema. La rabbia e l’arte. Ecco, sì… la rabbia e l’arte. Andate al Teatro Valle, a condividere un momento di felicità. Con gli altri. Fra simili. Fino al 14 novembre. Titolo: “L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro”.

Lidia Ravera – Il fatto quotidiano, 3 novembre 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Pocosgnich

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - 2010

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L’ingegner Gadda va alla guerra di Fabrizio Gifuni incanta il Teatro Valle

Di fronte alla forza del teatro di Fabrizio Gifuni il pubblico rimane colpito, affascinato, ma non è un fatto di divismo, come spesso accade, gli spettatori non riconoscono in lui solo il grande attore che con disinvoltura passa dal cinema alla televisione al palcoscenico, ma ne apprezzano le cristalline qualità artistiche rimanendo ammaliati dal suo talento attoriale come dalle sue scelte drammaturgiche. D’altronde tutto ciò è accaduto anche ieri (2 novembre) quando al termine dei 70 minuti di spettacolo il pubblico disposto sull’intera platea e su qualche palchetto del Teatro Valle ha applaudito il proprio mattatore per più di cinque minuti costringendolo a uscire diverse volte insieme a Giuseppe Bertolucci, regista complice del successo. In un ingranaggio drammaturgico dal ritmo incalzante, indomabile e irrequieto, costruito come un labirinto di specchi e ossessivi rimandi, fagocitato nel buio del vuoto scenico con la sola illuminazione cangiante di espressivi quadri a determinare il passaggio (che poi diventa incontro-scontro) tra i diari di Gadda al fronte e gli sprazzi di un Amleto ormai folle, al centro di questa operazione tanto intellettuale quanto popolare, c’è un attore capace di domare le proprie corde interpretative maturando un’esperienza attoriale fisica quanto vocale da vero e proprio mattatore moderno. Gifuni non è la prima volta che viene folgorato dalla brillante idea di rendere drammaturgico ciò che l’autore creò solo per la lettura. Risale ormai a quattro anni fa il debutto di Una specie di cadavere lunghissimo, basato sugli scritti di Pasolini e Giorgio Somalvico, spettacolo che chiuderà, dal 17 al 21 novembre, il ciclo monografico dedicato dal fu Eti a Gifuni. Ma in questo L’ingegner Gadda va alla guerra l’occhio si spinge più lontano per avvicinare due figure apparentemente distanti, perché poi Gifuni stesso ci fa capire che la lontananza è solo cronologica, Amleto e Carlo Emilio Gadda. La solitudine, l’incapacità di vivere il proprio tempo, la capacità puntuale di frustare i politicanti e il dolore che inevitabilmente scaturisce dalla presa di coscienza derivante dall’impietosa analisi della società, tutto questo come non condensarlo nella figura shakespeariana, ecco giustificato allora il sottotitolo “Della tragica storia di Amleto Pirobutirro”. Nell’ altalena drammaturgica che lo porta dall’autore lombardo al principe di Danimarca, Gifuni trova spazio anche per quello che una volta avremmo chiamato “colpo di scena”: attacca con l’Amleto, ma lo fa con la sua voce chiara (dopo averci ammaliato con una ricerca fonetica colorata di numerosi dialetti, ritmi e sonorità da essere una lunga partitura musicale), quasi fosse una spiegazione della poesia shakespeariana, poi chiama le luci di sala, vuole vedere in faccia il suo pubblico e lì capiamo che le invenzioni linguistiche di Gadda diventano un esplicito strumento di fustigazione del potere, quello attuale, quello schiavo non solo del denaro, ma soprattutto dell’eros, (quello insomma capace di offendere gli omosessuali pur di fare le barricate intorno alla sua demenziale virilità), colui che “giganteggia” su “doppi tacchi”, a lui Gifuni dedica l’ultima invenzione linguistica (che Gadda scrisse per il Duce), prima di tuffarsi in un mare di applausi.

Andrea Pocosgnich – 2 novembre 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Arrigoni

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - 2010

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L’ingegner Gadda va alla guerra

Quattro anni dopo ‘Na specie di cadavere lunghissimo, spettacolo che, a partire dai testi di Pasolini e Somalvico, poneva le basi di una riflessione teatrale sulla trasformazione del nostro paese negli ultimi quarant’anni, Fabrizio Gifuni torna a frequentare il teatro con L’ingegner Gadda va alla guerra, un monologo di rara intensità che – se ce n’era bisogno – conferma le doti eccelse di attore e drammaturgo di se stesso di Fabrizio Gifuni che affida al teatro la sua voglia di essere carne e spirito al di là dello schermo cinematografico e televisivo. La regia come nel precedente monologo è affidata alla mano di Giuseppe Bertolucci. Utilizzando i Diari di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda e l’esilarante Eros e Priapo, Fabrizio Gifuni costruisce una drammaturgia perfetta che attraverso il corpo voce racconta del Paese, racconta di Carlo Emilio Gadda in servizio nella Prima Guerra Mondiale, alla guida di un manipolo di soldati che assomiglia per povertà di mezzi e inesperienza a un’armata allo sbando… Fabrizio Gifuni intervalla i testi gaddiani con citazioni dall’Amleto, un’interpolazione shakespeariana che dà prospettiva mitica ad un racconto che lascia senza fiato e diverte, soprattutto per le doti dell’interprete. Fabrizio Gifuni è possente sulla scena, è parola incarnata, suda, sputa, vive e soffre intensamente con unico oggetto in scena, una sedia. I diari di Gadda raccontano di un Paese allo sbando, di un Paese irresponsabile. Tutto ciò vive nello sguardo e sulla pagina scritta di un intellettuale che non nasconde lo stupore per tanta improvvisazione maldestra e si sente involontariamente complice di quella che appare una deriva eroica piccolo-borghese, una guerra di straccioni e di sofferenze, una guerra combattuta per un paese ancora tutto da inventare. La cronaca dei diari di Gadda fa da apripista alla fantasmagorica allegoria del potere e del sesso di Eros e Priapo, una feroce satira del machismo fascista, un ritratto esilarante delle doti amatorie del Duce e di una dittatura fatta di gesti plateali, di inganni consapevoli, di miti da varietà…Fabrizio Gifuni trasforma Eros e Priapo in una partitura teatrale di assoluta godibilità, scioglie la lingua di Gadda, ne evidenzia la matericità, ne esalta il respiro e con fare satiresco racconta più dell’oggi che del Ventennio e instilla nello spettatore che quel seduttore di donne che arrigna alla folla sia più vicino a noi di quanto non sembri. Assistendo a Gadda va alla guerra si finisce col provare un senso di disarmante angoscia per la tragedia della nullità che sta attraversando il Paese. Le parole di Gadda sono profetiche, Fabrizio Gifuni è allora un satiro, un cantore della nostra follia, della deriva di un Paese e di un popolo, è punglo della coscienza, ma soprattutto è un attore sublime che sa trasformarsi, sa essere strumento di carne e sudore per il pensiero agito in scena. Indimenticabile.

Nicola Arrigoni, – Sipario.it, 22 marzo 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Chiappori

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - 2010

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Gifuni sbanca il Parenti con l’Ingegnere

GADDA SOLD OUT
Poteva sembrare uno spettacolo di nicchia per pochi spettatori impegnati. E invece “L’ingegner Gadda va alla guerra” di e con Fabrizio Gifuni è così bello e lui così bravo che, nel giro di qualche replica, il passaparola ha fatto esplodere il botteghino del Franco Parenti: non c’è più un biglietto disponibile. Per fa fronte almeno in parte alle richieste domenica 24 alla recita pomeridiana è stata aggiunta una serale. Già quasi tutta esaurita.

Chiara Chiappori – La Repubblica, 22 gennaio 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Gregori

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - 2010

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L’ingegner Gadda va alla guerra

Dopo averci fatto rivivere in ‘Na specie de cadavere lunghissimo la grandezza tragica e preveggente del Pasolini che osservava il progressivo disfacimento del nostro Paese, l’attore Fabrizio Gifuni, sempre guidato e pungolato dalla regia di Giuseppe Bertolucci, ci conduce nel mondo di Carlo Emilio Gadda. Il confronto, infatti, in L’ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro) è con la vicenda umana dello scontroso gran lombardo, che si affaccia nei suoi romanzi come una biografia sotterranea. La sua malinconica solitudine, la sua ironia crudele, la sua refrattarierà se non incapacità alla vita sociale, il rapporto con la madre e quello difficile con il fratello Enrico, quella sua errata certezza di non poter mai essere, proprio come Amleto “il primo della schiera”, trovano in Gifuni un interprete straordinario. L’idea che percorre questo spettacolo è quella di riconoscere in Gadda le stigmate di un Amleto novecentesco (di qui le citazioni dalla celeberrima tragedia), nemico a un mondo che gli è nemico, lucidamente consapevole della propria estraneità proprio come il protagonista della Cognizione del dolore Pirobutirro, nei confronti dell’odiata Pastrufazio. La prima parte di L’ingegner Gadda va lla guerra è costruita sui diari dell’autore, sottotenente della milizia territoriale, arma di fanteria, V reggimento Alpini, durante la prima Guerra mondiale. Diari sconvolgenti dove è raccontato con umana pietà ma con uno sguardo ironico, dove tutto l’orrore di quegli anni terribili, il sacrificio di quei poveri esseri destinati a essere carne da macello dentro e fuori le trincee. E dove la condanna di Gadda per la guerra è totale senza se e senza ma.
Lo snodarsi dell’interpretazione veramente impressionante di Gifuni – attorno al quale Bertolucci costruisce una ragnatela fitta di rimandi e di azioni -, dentro e fuori il personaggio, la sua forte fisicità rendono le parole di Gadda con una evidenza sconvolgente, quasi restituendoci la sua presenza massiccia, la sua forza di penetrazione delle cose. Che si esalta nella seconda con Eros e Priapo, inquietante e risibile requisitoria, vera e propria guerra di Gadda ai guasti di ogni dittatura di ieri e di oggi. Un’ analisi sulla psicopatologia del Cuce, cioè il duce, Mussolini, che trova il suo humus favorevole nel popolo completamente “frenetizzato”, nel “delirio narcissico” del dittatore, nella sua figura esaltata dallo stravedere erotico delle donne, nel suo io senza freno, per tanta devozione, nel suo “giganteggiare” fasullo sui tacchi doppi o tripli degli stivali. Non vi ricorda qualcosa, qui e oggi, di questa Italia che sembra aver perduto la cognizione di se stessa?
Da vedere.

Maria Grazia Gregori – Del Teatro, 20 gennaio 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Rigotti

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

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Teatro, Gifuni in guerra con Gadda

Si avverte subito, già dal momento in cui l’attore appare e dalla sua bocca escono le prime parole che non sono quelle dell'”ingegnere” ma sono rubate ad Amleto, un nevrotico Amleto la cui figura fa da filigrana, che sarà una serata fortemente adrenalitica, pronta a lasciare un segno forte. Fabrizio Gifuni è solo in scena, e lo spazio, quello della piccola sala del franco Parenti (da cui parte la sua nuova sfida), si anima di azioni che, insieme alla sua voce chiara, dura, piegata su tutti i toni, saranno a raccontare il suo corpo e il suo viso condotto a una mimica estrema. Ha Gifuni lasciato Pasolini per incrociare un altro grande intellettuale che ha marcato il destino della nostra letteratura con il suo humour travolgente e la sua rara intelligenza. Ed ecco questo L’ingegner Gadda va alla guerra in cui si saldano insieme testi che sono un’analisi spietata di certa nostra italia, la parte peggiore: i dolenti Diari di guerra e di prigionia e quella grande invettiva pubblica che è Eros e Priapo, l’opera con cui, il “Gaddus”, diede sfogo (lo sfogo di un uomo “malato di dolore e di bile”) agli sdegni e ai rancori suscitati dal tragico Ventennio. C’è grande contrasto di stile tra i due lavori. Asciutto e straziante il primo, barbaro e barocco il secondo, ma Gifuni, benissimo aiutato dalla regia di Giuseppe Bertolucci, raccorda alla perfezione. Usa l’ironia tagliente per raccontare dalle trincee “la bestialità monotona dei commilitoni”; la rabbia feroce verso i profittatoti di guerra.
Ma s’affaccia anche la commozione quando parla di chi rischia la vita o la perde per dar sepoltura a un compagno. Ancora, con lucidità ci riferisce della prigionia subita e con sgomento della morte del fratello Enrico. Poi il grottesco divampa quando attacca Eros e Priapo dove la scrittura di Gadda ha ormai assunto ben altra, magnifica e sperimentale, dimensione. E’ straordinario Fabrizio Gifuni. Mette in atto tutte le sue capacità istrioniche e il pubblico lo premia con un’ovazione.

Domenico Rigotti – Avvenire, 17 gennaio 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Poli

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - 2010

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Gifuni strepitoso con l’ingegner Gadda

Scriveva Carlo Emilio Gadda che l’autore deve avere lo spietato coraggio “di annusare la propria personalità storico-teoretica e di non sostituirvi delle falsità: quello che vorremmo che fosse, ma non è”. E nell’intenso, folgorante L’ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro) da un’idea di Fabrizio Gifuni, anche magnifico interprete con la regia intelligente di Giuseppe Bertolucci – nella prima parte, quella che restituisce i “Diari di guerra e di prigionia” – si assiste a una straordinaria introspezione di Gadda soldato, a un ritratto che mette a nudo il suo sentire, il suo essere nella guerra.
Un’analisi resttituita in magnifica prosa con una misteriosa naturalezza orale che sgomenta per profondità, che accende immaginazione e ragione. Amleto si fonde con Pirobutirro, protagonista della “Cognizione del dolore“, tragedia dell’assoluto diventa specchio della necessità morale “dell’azione, che sola può riscattare il nostro destino e motivarlo di fronte alla vergogna e alla colpa”. Uno sguardo che rimane lucido e che si scaglia contro il potere che specula e si arricchisce sui morti mandati al macello. E si completa nella seconda parte, tratta da Eros e Priapo, analisi irresistibile sulla psicopatologia erotica del dittatore Mussolini e di ogni dittatore.
Solo in scena con una sedia e un gessetto a tracciare un immaginifico percorso, Fabrizio Gifuni è strepitoso, restituisce appieno lo spessore, il tormento, il “corpo” della scrittura gaddiana, rendendola più immediatamente vicina, non c’è frase in cui il “proprio” dell’espressività di Gadda, quell’incessante, irresistibile guizzare della sintassi e del lessico verso il basso o verso l’alto alla ricerca di un “di più” di forma e di senso, non sia valorizzato da Gifuni in una bella e coinvolgente prova d’attore.

Magda Poli – Il Corriere della Sera, 17 gennaio 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Quadri

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - 2010

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L’assolo di Gifuni con l’Ingegner Gadda

Ricordate i tempi in cui s’invocava un teatro necessario? Proprio a questa istanza politica e civile si rifà il lavoro svolto da Fabrizio Gifuni con l’assistenza scenica di Giuseppe Bertolucci da ‘Na specie de cadavere lunghissimo, dedicato alla morte di Pasolini sei anni fa, a L’ingegner Gadda va alla guerra, in scena oggi con un successo strepitoso. E’ uno straordinario assolo in cui con una mostruosa richezza di intonazioni e una partecipazione da far venire la pelle d’oca, Gifuni rivive gli inizi e la fine della vita di gadda, dalla sua giovanile campagna militare nella guerra del ’15-’18, sboccando maturo alla Cognizione del dolore, all’assurdo finale della farsa fascista a Roma, solcando le pagine di Eros e Priapo, in una serata emozionante di smarrimento e presa di coscienza.

Franco Quadri – La Repubblica, 16 gennaio 2010

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Premio Napoli 2014

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Premi e riconoscimenti

Premio Napoli 2014 per la lingua e la cultura italiana

“Per aver dato voce, corpo, cuore, musica e scena a una delle officine narrative più formidabili della nostra tradizione letteraria, dimostrando al contempo quanto la complessità di un’opera possa rapidamente volgersi, a coglierne gl’intenti, in un’efficace e puntuale macchina comunicativa.

E per averci aiutato, con il suo puntiglioso lavoro sul testo, a riscoprire tutti i sensi della parola interprete”.

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L’ingegner Gadda va alla guerra

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - 2010

Un’idea di Fabrizio Gifuni, da Carlo Emilio Gadda e William Shakespeare

regia di Giuseppe Bertolucci

con Fabrizio Gifuni

Disegno luci: Cesare Accetta

Direttore tecnico: Hossein Taheri

Direttore di allestimento e fonica: Paolo Gamper

Tournèe a cura di Natalia Di Iorio

Produzione: Fabrizio Gifuni

Produzione esecutiva: Solares – Fondazione delle Arti

Quattro anni dopo ‘Na specie de cadavere lunghissimo, spettacolo che attraverso la prosa del Pasolini luterano e corsaro e gli endecasillabi di Giorgio Somalvico poneva le basi di una riflessione teatrale sulla trasformazione del nostro paese negli ultimi quarant’anni, Fabrizio Gifuni e Giuseppe Bertolucci riprendono il loro discorso guidati dalla lingua e dal pensiero di uno dei più grandi scrittori del ‘900.

I Diari di guerra e di prigionia – resoconto fedele della partecipazione di Gadda alla prima guerra mondiale – e l’esilarante Eros e Priapo, scritto-referto sulla psicopatologia erotica del ventennale flagello fascista, tracciano la rotta di un viaggio che ci conduce fino al nostro presente, alla scoperta di un popolo mai cresciuto. E, in ultima analisi, di noi stessi.

Appunti per uno spettacolo

Un Amleto non più giovane, solo, senza più un padre o una madre da invocare o da maledire, sempre più debole di nervi, collerico. Solo con i suoi fantasmi. La lingua squassata da lampi di puro genio proteiforme. Sempre sull’orlo di una follia tragica eppure, a tratti, comicissima. E ricca di metodo. Ah sì, ricca di metodo. Così inizio a immaginare Gadda. Un ‘Amleto Pirobutirro’ (protagonista-ombra del suo più grande romanzo, La cognizione del dolore) che riavvolge il nastro delle sue nevrosi camminando a ritroso – come un granchio – sulle tavole della memoria. Una discesa agli inferi che riapre antiche ferite, mai rimarginate. Fino ad arrivare alla ferita originaria. A ciò da cui tutto discende. Nel male e nel bene. Al pozzo nero della sua futura infelicità ma anche, forse, all’involontaria miniera della sua immensa arte. La partecipazione dell’Ingegnere al primo conflitto mondiale (sottotenente nella milizia territoriale, arma di fanteria,V° reggimento Alpini), la disfatta di Caporetto, la detenzione nei campi di prigionia tedeschi e la morte del fratello Enrico, modificheranno per sempre la vita dello scrittore. Ma il dolore non è mai solo fatto ‘privato’. Anzi. Si fa sempre inesorabilmente ‘pubblico’. Con progressione implacabile, la furia del Gaddus inizia a montare e ad abbattersi, a colpi d’ascia, sul suo paese – che è pur pronto a difendere con la vita – sul suo popolo e sui suoi governanti. Scritti dall’assai scomodo osservatorio delle trincee, i suoi Diari di guerra e di prigionia squarciano il velo su qualsiasi retorica patriottarda per farsi atto d’amore autentico e doloroso. Acquisita coscienza del proprio dolore, questo Amleto un po’ avanti con gli anni è ormai perfettamente in grado di analizzare le storture di una Storia ciclicamente “fuori dai cardini”. Preso l’abbrivio, il flusso è inarrestabile. Con il trascorrere degli anni (quanti ?), la demenza totale di un popolo frenetizzato ha ora consegnato il suo paese a un tiranno che si preoccupò de le femmine; al delirio narcissico di un ultra-istrione, auto- erotomane affetto da violenza ereditaria.. Sèguito ideale di un discorso aperto qualche anno fa, con le riflessioni performative luterane e corsare (di ‘Na specie de cadavere lunghissimo), questo nuovo capitolo si presenta al pubblico come un atto cognitivo ‘sacrale’ – rituale laico di un consorzio civile che si vorrebbe migliore – utile forse a chiunque, oggi, voglia provare a riannodare i fili di una tela in brandelli. La tela di un paese chiamato Italia. L’atto di conoscenza con che nu’ dobbiamo riscattarci – dice Gadda in Eros e Priapo – prelude la resurrezione, se una resurrezione è tentabile da così paventosa macerie.

Fabrizio Gifuni

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