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Ingegner Gadda va alla guerra-Ravera

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

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La rabbia e l’arte

Al teatro Valle, a Roma, ieri sera, ho provato un momento di autentica gioia: uno stralunato, ribaldo, mellifluo, sublime e atroce e commovente e travolgente, Fabrizio Gifuni, ha dato voce e corpo, per la regia di Giuseppe Bertolucci, alla rabbiosa eleganza con cui Carlo Emilio Gadda, racconta come e qualmente “il Bombetta andò al potere e vi si mantenne, lasciando che il paese andasse in completa rovina”. Il copione è tratto, oltre che dai diari di guerra, dalle pagine di “Eros e Priapo”(scritto nel 1945, pubblicato nel 1967), romanzo/referto che, utilizzando una lingua forbita fino allo spasimo, ritmata e contrastata da inserti vernacolari e duecenteschi e invenzioni beffarde, analizza la psicologia profonda del Duce, le sue tecniche di seduzione populista, la sua voracità, il suo narcisismo, la sua sfrenata libidine, per il potere, per le donne. E infine la sua intima, drammatica, mediocrità. E’ l’eros che degenera in Priapo, in smaccata esibizione di sé, quello che anima le gesta del “mascellone”. E gli italiani, carne da guerra, mal calzati e pigri e pasticcioni ma disponibili e perfino coraggiosi nel farsi ammazzare per nessuna idea, ricevono la loro dose di pietà. Ce n’è per tutti, di pietà, nell’empatico mondo della letteratura. Vinti e vincitori, vittime e assassini, servi e oppositori. E perfino per Lui, “il folle narcissico”, incapace di conoscere gli altri, né i suoi, né i nemici, “perché la pietra del paragone critico, in lui, è una smodata autolubido”.
Rideva, la platea, riconoscendo la nostra seconda dittatura, quest’altro ventennio, merdosetto e apparentemente figlio(degenere) della democrazia che i padri costituenti ci hanno conquistato e organizzato. Tutto il teatro, ultima ecclesia rimasta, a celebrare il dolore e il desiderio di riscatto dei laici, vibrava insieme all’attore/autore Gifuni, solo sul palcoscenico, come l’officiante di una cerimonia edificante.
Ho pensato: è bello amare i libri. Conoscerli. Saperli leggere. Saperli usare. E’ con la cultura che si resiste all’abominio di questo Paese degradato e incanaglito. Con la letteratura, il teatro, il cinema. La rabbia e l’arte. Ecco, sì… la rabbia e l’arte. Andate al Teatro Valle, a condividere un momento di felicità. Con gli altri. Fra simili. Fino al 14 novembre. Titolo: “L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro”.

Lidia Ravera – Il fatto quotidiano, 3 novembre 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Pocosgnich

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

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L’ingegner Gadda va alla guerra di Fabrizio Gifuni incanta il Teatro Valle

Di fronte alla forza del teatro di Fabrizio Gifuni il pubblico rimane colpito, affascinato, ma non è un fatto di divismo, come spesso accade, gli spettatori non riconoscono in lui solo il grande attore che con disinvoltura passa dal cinema alla televisione al palcoscenico, ma ne apprezzano le cristalline qualità artistiche rimanendo ammaliati dal suo talento attoriale come dalle sue scelte drammaturgiche. D’altronde tutto ciò è accaduto anche ieri (2 novembre) quando al termine dei 70 minuti di spettacolo il pubblico disposto sull’intera platea e su qualche palchetto del Teatro Valle ha applaudito il proprio mattatore per più di cinque minuti costringendolo a uscire diverse volte insieme a Giuseppe Bertolucci, regista complice del successo. In un ingranaggio drammaturgico dal ritmo incalzante, indomabile e irrequieto, costruito come un labirinto di specchi e ossessivi rimandi, fagocitato nel buio del vuoto scenico con la sola illuminazione cangiante di espressivi quadri a determinare il passaggio (che poi diventa incontro-scontro) tra i diari di Gadda al fronte e gli sprazzi di un Amleto ormai folle, al centro di questa operazione tanto intellettuale quanto popolare, c’è un attore capace di domare le proprie corde interpretative maturando un’esperienza attoriale fisica quanto vocale da vero e proprio mattatore moderno. Gifuni non è la prima volta che viene folgorato dalla brillante idea di rendere drammaturgico ciò che l’autore creò solo per la lettura. Risale ormai a quattro anni fa il debutto di Una specie di cadavere lunghissimo, basato sugli scritti di Pasolini e Giorgio Somalvico, spettacolo che chiuderà, dal 17 al 21 novembre, il ciclo monografico dedicato dal fu Eti a Gifuni. Ma in questo L’ingegner Gadda va alla guerra l’occhio si spinge più lontano per avvicinare due figure apparentemente distanti, perché poi Gifuni stesso ci fa capire che la lontananza è solo cronologica, Amleto e Carlo Emilio Gadda. La solitudine, l’incapacità di vivere il proprio tempo, la capacità puntuale di frustare i politicanti e il dolore che inevitabilmente scaturisce dalla presa di coscienza derivante dall’impietosa analisi della società, tutto questo come non condensarlo nella figura shakespeariana, ecco giustificato allora il sottotitolo “Della tragica storia di Amleto Pirobutirro”. Nell’ altalena drammaturgica che lo porta dall’autore lombardo al principe di Danimarca, Gifuni trova spazio anche per quello che una volta avremmo chiamato “colpo di scena”: attacca con l’Amleto, ma lo fa con la sua voce chiara (dopo averci ammaliato con una ricerca fonetica colorata di numerosi dialetti, ritmi e sonorità da essere una lunga partitura musicale), quasi fosse una spiegazione della poesia shakespeariana, poi chiama le luci di sala, vuole vedere in faccia il suo pubblico e lì capiamo che le invenzioni linguistiche di Gadda diventano un esplicito strumento di fustigazione del potere, quello attuale, quello schiavo non solo del denaro, ma soprattutto dell’eros, (quello insomma capace di offendere gli omosessuali pur di fare le barricate intorno alla sua demenziale virilità), colui che “giganteggia” su “doppi tacchi”, a lui Gifuni dedica l’ultima invenzione linguistica (che Gadda scrisse per il Duce), prima di tuffarsi in un mare di applausi.

Andrea Pocosgnich – 2 novembre 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Arrigoni

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

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L’ingegner Gadda va alla guerra

Four years after ‘Na specie di cadavere lunghissimo, spettacolo che, a partire dai testi di Pasolini e Somalvico, poneva le basi di una riflessione teatrale sulla trasformazione del nostro paese negli ultimi quarant’anni, Fabrizio Gifuni torna a frequentare il teatro con L’ingegner Gadda va alla guerra, un monologo di rara intensità che – se ce n’era bisogno – conferma le doti eccelse di attore e drammaturgo di se stesso di Fabrizio Gifuni che affida al teatro la sua voglia di essere carne e spirito al di là dello schermo cinematografico e televisivo. La regia come nel precedente monologo è affidata alla mano di Giuseppe Bertolucci. Utilizzando i Diari di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda e l’esilarante Eros and Priapus, Fabrizio Gifuni costruisce una drammaturgia perfetta che attraverso il corpo voce racconta del Paese, racconta di Carlo Emilio Gadda in servizio nella Prima Guerra Mondiale, alla guida di un manipolo di soldati che assomiglia per povertà di mezzi e inesperienza a un’armata allo sbando… Fabrizio Gifuni intervalla i testi gaddiani con citazioni dall’Amleto, un’interpolazione shakespeariana che dà prospettiva mitica ad un racconto che lascia senza fiato e diverte, soprattutto per le doti dell’interprete. Fabrizio Gifuni è possente sulla scena, è parola incarnata, suda, sputa, vive e soffre intensamente con unico oggetto in scena, una sedia. I diari di Gadda raccontano di un Paese allo sbando, di un Paese irresponsabile. Tutto ciò vive nello sguardo e sulla pagina scritta di un intellettuale che non nasconde lo stupore per tanta improvvisazione maldestra e si sente involontariamente complice di quella che appare una deriva eroica piccolo-borghese, una guerra di straccioni e di sofferenze, una guerra combattuta per un paese ancora tutto da inventare. La cronaca dei diari di Gadda fa da apripista alla fantasmagorica allegoria del potere e del sesso di Eros e Priapo, una feroce satira del machismo fascista, un ritratto esilarante delle doti amatorie del Duce e di una dittatura fatta di gesti plateali, di inganni consapevoli, di miti da varietà…Fabrizio Gifuni trasforma Eros e Priapo in una partitura teatrale di assoluta godibilità, scioglie la lingua di Gadda, ne evidenzia la matericità, ne esalta il respiro e con fare satiresco racconta più dell’oggi che del Ventennio e instilla nello spettatore che quel seduttore di donne che arrigna alla folla sia più vicino a noi di quanto non sembri. Assistendo a Gadda va alla guerra si finisce col provare un senso di disarmante angoscia per la tragedia della nullità che sta attraversando il Paese. Le parole di Gadda sono profetiche, Fabrizio Gifuni è allora un satiro, un cantore della nostra follia, della deriva di un Paese e di un popolo, è punglo della coscienza, ma soprattutto è un attore sublime che sa trasformarsi, sa essere strumento di carne e sudore per il pensiero agito in scena. Indimenticabile.

Nicola Arrigoni, – Sipario.it, 22 marzo 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Chiappori

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

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Gifuni sbanca il Parenti con l’Ingegnere

GADDA SOLD OUT
Poteva sembrare uno spettacolo di nicchia per pochi spettatori impegnati. E invece “L’ingegner Gadda va alla guerra” di e con Fabrizio Gifuni è così bello e lui così bravo che, nel giro di qualche replica, il passaparola ha fatto esplodere il botteghino del Franco Parenti: non c’è più un biglietto disponibile. Per fa fronte almeno in parte alle richieste domenica 24 alla recita pomeridiana è stata aggiunta una serale. Già quasi tutta esaurita.

Chiara Chiappori – La Repubblica, 22 gennaio 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Gregori

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

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L’ingegner Gadda va alla guerra

Dopo averci fatto rivivere in ‘Na specie de cadavere lunghissimo (Something Like a Very Long Cadaver) la grandezza tragica e preveggente del Pasolini che osservava il progressivo disfacimento del nostro Paese, l’attore Fabrizio Gifuni, sempre guidato e pungolato dalla regia di Giuseppe Bertolucci, ci conduce nel mondo di Carlo Emilio Gadda. Il confronto, infatti, in L’ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro) è con la vicenda umana dello scontroso gran lombardo, che si affaccia nei suoi romanzi come una biografia sotterranea. La sua malinconica solitudine, la sua ironia crudele, la sua refrattarierà se non incapacità alla vita sociale, il rapporto con la madre e quello difficile con il fratello Enrico, quella sua errata certezza di non poter mai essere, proprio come Amleto “il primo della schiera”, trovano in Gifuni un interprete straordinario. L’idea che percorre questo spettacolo è quella di riconoscere in Gadda le stigmate di un Amleto novecentesco (di qui le citazioni dalla celeberrima tragedia), nemico a un mondo che gli è nemico, lucidamente consapevole della propria estraneità proprio come il protagonista della Cognizione del dolore Pirobutirro, nei confronti dell’odiata Pastrufazio. La prima parte di L’ingegner Gadda va lla guerra è costruita sui diari dell’autore, sottotenente della milizia territoriale, arma di fanteria, V reggimento Alpini, durante la prima Guerra mondiale. Diari sconvolgenti dove è raccontato con umana pietà ma con uno sguardo ironico, dove tutto l’orrore di quegli anni terribili, il sacrificio di quei poveri esseri destinati a essere carne da macello dentro e fuori le trincee. E dove la condanna di Gadda per la guerra è totale senza se e senza ma.
Lo snodarsi dell’interpretazione veramente impressionante di Gifuni – attorno al quale Bertolucci costruisce una ragnatela fitta di rimandi e di azioni -, dentro e fuori il personaggio, la sua forte fisicità rendono le parole di Gadda con una evidenza sconvolgente, quasi restituendoci la sua presenza massiccia, la sua forza di penetrazione delle cose. Che si esalta nella seconda con Eros e Priapo, inquietante e risibile requisitoria, vera e propria guerra di Gadda ai guasti di ogni dittatura di ieri e di oggi. Un’ analisi sulla psicopatologia del Cuce, cioè il duce, Mussolini, che trova il suo humus favorevole nel popolo completamente “frenetizzato”, nel “delirio narcissico” del dittatore, nella sua figura esaltata dallo stravedere erotico delle donne, nel suo io senza freno, per tanta devozione, nel suo “giganteggiare” fasullo sui tacchi doppi o tripli degli stivali. Non vi ricorda qualcosa, qui e oggi, di questa Italia che sembra aver perduto la cognizione di se stessa?
Da vedere.

Maria Grazia Gregori – Del Teatro, 20 gennaio 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Rigotti

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

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Teatro, Gifuni in guerra con Gadda

Si avverte subito, già dal momento in cui l’attore appare e dalla sua bocca escono le prime parole che non sono quelle dell'”ingegnere” ma sono rubate ad Amleto, un nevrotico Amleto la cui figura fa da filigrana, che sarà una serata fortemente adrenalitica, pronta a lasciare un segno forte. Fabrizio Gifuni è solo in scena, e lo spazio, quello della piccola sala del franco Parenti (da cui parte la sua nuova sfida), si anima di azioni che, insieme alla sua voce chiara, dura, piegata su tutti i toni, saranno a raccontare il suo corpo e il suo viso condotto a una mimica estrema. Ha Gifuni lasciato Pasolini per incrociare un altro grande intellettuale che ha marcato il destino della nostra letteratura con il suo humour travolgente e la sua rara intelligenza. Ed ecco questo L’ingegner Gadda va alla guerra in cui si saldano insieme testi che sono un’analisi spietata di certa nostra italia, la parte peggiore: i dolenti Diari di guerra e di prigionia e quella grande invettiva pubblica che è Eros and Priapus, l’opera con cui, il “Gaddus”, diede sfogo (lo sfogo di un uomo “malato di dolore e di bile”) agli sdegni e ai rancori suscitati dal tragico Ventennio. C’è grande contrasto di stile tra i due lavori. Asciutto e straziante il primo, barbaro e barocco il secondo, ma Gifuni, benissimo aiutato dalla regia di Giuseppe Bertolucci, raccorda alla perfezione. Usa l’ironia tagliente per raccontare dalle trincee “la bestialità monotona dei commilitoni”; la rabbia feroce verso i profittatoti di guerra.
Ma s’affaccia anche la commozione quando parla di chi rischia la vita o la perde per dar sepoltura a un compagno. Ancora, con lucidità ci riferisce della prigionia subita e con sgomento della morte del fratello Enrico. Poi il grottesco divampa quando attacca Eros and Priapus dove la scrittura di Gadda ha ormai assunto ben altra, magnifica e sperimentale, dimensione. E’ straordinario Fabrizio Gifuni. Mette in atto tutte le sue capacità istrioniche e il pubblico lo premia con un’ovazione.

Domenico Rigotti – Avvenire, 17 gennaio 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Poli

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

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Gifuni strepitoso con l’ingegner Gadda

Scriveva Carlo Emilio Gadda che l’autore deve avere lo spietato coraggio “di annusare la propria personalità storico-teoretica e di non sostituirvi delle falsità: quello che vorremmo che fosse, ma non è”. E nell’intenso, folgorante L’ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro) da un’idea di Fabrizio Gifuni, anche magnifico interprete con la regia intelligente di Giuseppe Bertolucci – nella prima parte, quella che restituisce i “Diari di guerra e di prigionia” – si assiste a una straordinaria introspezione di Gadda soldato, a un ritratto che mette a nudo il suo sentire, il suo essere nella guerra.
Un’analisi resttituita in magnifica prosa con una misteriosa naturalezza orale che sgomenta per profondità, che accende immaginazione e ragione. Amleto si fonde con Pirobutirro, protagonista della “Cognizione del dolore“, tragedia dell’assoluto diventa specchio della necessità morale “dell’azione, che sola può riscattare il nostro destino e motivarlo di fronte alla vergogna e alla colpa”. Uno sguardo che rimane lucido e che si scaglia contro il potere che specula e si arricchisce sui morti mandati al macello. E si completa nella seconda parte, tratta da Eros and Priapus, analisi irresistibile sulla psicopatologia erotica del dittatore Mussolini e di ogni dittatore.
Solo in scena con una sedia e un gessetto a tracciare un immaginifico percorso, Fabrizio Gifuni è strepitoso, restituisce appieno lo spessore, il tormento, il “corpo” della scrittura gaddiana, rendendola più immediatamente vicina, non c’è frase in cui il “proprio” dell’espressività di Gadda, quell’incessante, irresistibile guizzare della sintassi e del lessico verso il basso o verso l’alto alla ricerca di un “di più” di forma e di senso, non sia valorizzato da Gifuni in una bella e coinvolgente prova d’attore.

Magda Poli – Il Corriere della Sera, 17 gennaio 2010

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Ingegner Gadda va alla guerra-Quadri

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

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L’assolo di Gifuni con l’Ingegner Gadda

Ricordate i tempi in cui s’invocava un teatro necessario? Proprio a questa istanza politica e civile si rifà il lavoro svolto da Fabrizio Gifuni con l’assistenza scenica di Giuseppe Bertolucci da ‘Na specie de cadavere lunghissimo (Something Like a Very Long Cadaver), dedicato alla morte di Pasolini sei anni fa, a L’ingegner Gadda va alla guerra, in scena oggi con un successo strepitoso. E’ uno straordinario assolo in cui con una mostruosa richezza di intonazioni e una partecipazione da far venire la pelle d’oca, Gifuni rivive gli inizi e la fine della vita di gadda, dalla sua giovanile campagna militare nella guerra del ’15-’18, sboccando maturo alla Cognizione del dolore, all’assurdo finale della farsa fascista a Roma, solcando le pagine di Eros and Priapus, in una serata emozionante di smarrimento e presa di coscienza.

Franco Quadri – La Repubblica, 16 gennaio 2010

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Naples Prize 2014

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Awards and Honors

Naples Prize 2014 for Italian language and culture

“Per aver dato voce, corpo, cuore, musica e scena a una delle officine narrative più formidabili della nostra tradizione letteraria, dimostrando al contempo quanto la complessità di un’opera possa rapidamente volgersi, a coglierne gl’intenti, in un’efficace e puntuale macchina comunicativa.

E per averci aiutato, con il suo puntiglioso lavoro sul testo, a riscoprire tutti i sensi della parola interprete”.

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L’ingegner Gadda va alla guerra

“L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro” - Foto di Marco Caselli Nirmal

"Gadda Goes to War, or the Tragic History of Amleto Pirobutirro" - 2010

From an idea by Fabrizio Gifuni, based on texts by Carlo Emilio Gadda and William Shakespeare

directed by Giuseppe Bertolucci

with Fabrizio Gifuni

Lighting design: Cesare Accetta

Technical director: Hossein Taheri

Audio set-up and sound director: Paolo Gamper

Tour organized by Natalia Di Jorio

Produced by Fabrizio Gifuni

Executive producer: Solares - Fondazione delle Arti

Four years after "Something Like a Very Long Cadaver"the show that laid the foundations – through Pasolini’s Lutherian and privateer prose and the heroic verse of Giorgio Somalvico – for theatrical reflection on the transformation of our country over the past forty years, Fabrizio Gifuni and Giuseppe Bertolucci took up the subject again, guided by the language and thinking of one of the 20th century’s greatest writers.

Diaries of War and Captivity – Gadda’s faithful account of his participation in First World War – and the hilarious Eros and Priapusa written report on the erotic psychopathology of the fascist plague twenty years afterwards, retracing the course of a journey leading up to our own times, to explore a people who have never grown up. And, ultimately, ourselves.

Notes about the show

A Hamlet no longer young, alone, with no father or mother to invoke or curse, with increasingly weaker nerves, choleric. Alone with his ghosts. Language buffeted by flashes of pure protean genius. Always on the verge of tragic madness, and yet, hilarious. And full of method. Oh yes, full of method. This is how I began to imagine Gadda. A ‘Hamlet Pirobutirro’ (protagonist-shadow of his greatest novel, La Cognizione del dolore (Acquainted with Grief) who rewinds the tape of his neurosis by walking backwards – like a crab – across the plain of memory. A descent into hell that reopens old, unhealed wounds. Until you come to the original wound. The one everything comes down to. For better or for worse. The cesspool of his future unhappiness, but also, perhaps, the inadvertent source of his immense art. The Engineer’s participation in the First World War (lieutenant in the territorial militia, infantry, 5th Alpine Regiment), the defeat at Caporetto, his detention in German prison camps and the death of his brother Enrico, were to change his life as a writer forever. But pain is never just a ‘private’ fact. On the contrary. It is always, inexorably ‘public’. With relentless progression, the fury of Gaddus began to mount up and fall, like the stroke of an axe, upon his country – which he was ready to defend with his life – upon its people, and upon its rulers. Written from the miserable observation post of the trenches, his Diaries of War and Captivity pierced the screen of any patriotic rhetoric to become an authentic, agonizing act of love. Having gained awareness of his pain, this aging Hamlet is now perfectly capable of analyzing the distortions of a cyclically ‘unhinged’ history. Gathering momentum, the flow is unstoppable. With the passing years (how many?), the total dementia of a frenzied people has now delivered his country to a tyrant who is obsessed with females; from narcissistic delirium to an ultra-histrionic, autoerotic maniac suffering from hereditary violence. The perfect sequel to a discussion begun several years ago, with the formative Lutheran, privateer reflections (of ‘Na specie de cadavere lunghissimo), this new chapter is presented to audiences as a consciously ‘sacred’ act – the secular ritual of a civilized society that would like to better itself – useful, perhaps, to anyone today who wants to try to pick up the threads of a social fabric in tatters. The social fabric of a country called Italy. The act of consciousness with which we must redeem ourselves – as Gadda says in Eros and Priapus – is a prelude to resurrection, if resurrection is possible amidst such horrific rubble.

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